domenica 23 dicembre 2012

Io, me e il calcetto

Normalmente la sera quando esci con gli amici puoi fare tante cose diverse: andare al cinema, ad un concerto (sport Olimpico per me), mangiare una pizza, bere un vodka tonic, farti due risate. 
Poi una sera qualunque, dopo un concerto dei tanti, decidi di andare in un locale di Torino per bere il famoso vodka tonic e la serata prende un'altra piega perché decidi di giocare a calcetto: Torino vs. il resto d'Italia e soprattutto donne amiche tra di loro che giocano a calcetto o calcio balilla che dir si voglia come se non ci fosse un domani.
Certo, ma a calcetto bisogna sapere giocare o almeno darne una parvenza, così, giusto per non diventare lo zimbello del locale.
Appunto.
E io a calcetto non so giocare: sono una sega morta, sono negata, incapace e soprattutto l'ultima volta che ci avevo giocato, risale alle scuole medie e quindi parliamo del 600 A.C.
Però fresca e baldanzosa penso che qualcosa posso combinare ma nel dubbio dichiaro la mia incapacità totale.
Niente.
Zero.
Le ho preso da tutti i lati: insulti, urla, spinte, continui sfottimenti a gran voce e in tutto questo nessuno si è potuto avvicinare al calcetto, ormai diventato il protagonista della serata. E il cervello di direbbe di smettere, di fare altro, di andare a prenderti un kebab ma nulla: devi giocare.
E soprattutto una sequela di saputelle che hanno cominciato ad elencare anni ed anni di partite in ogni dove, quasi come se fossero candidate al premio di "miglior giocatore di calcetto 2012-2013".
Eh si, contro di me è vincere facile.
Ovviamente questa è diventata la barzelletta degli ultimi mesi, fino al momento di pensare di liberarmi del tavolo che ho in cucina e comprarmi un calcetto per allenarmi e sfidare chiunque.
Ma si sa, quando le persone ti vogliono bene, un calcetto te lo regalano a Natale.
E allora smettete di fare i fighi che adesso prendo un mese di ferie, mi alleno tutti i giorni come se fossi Rocky Balboa e poi vi faccio fritti.
E poi vediamo come gestirla.

Nel dubbio, però facciamo dopo Natale?




venerdì 21 dicembre 2012

Forza Maya!

Oggi è il 21 Dicembre 2012, sono le 19, 10 circa e sono ancora viva: io e altre persone nel mondo a quanto pare.
Magari adesso arriva un'astronave o un asteroide e la facciamo finita con sta tarantella che non se ne può più, nonostante anch'io siano mesi che spesso e volentieri tiro fuori sta profezia per sfottere me stessa e chiunque mi capiti a tiro in quel momento.
Beh..allora pensando che alle 00:00 magari il mondo finisce veramente, in ordine sparso avrei qualche desiderio, domanda, questione, da esprimere, forse risolvere nel caso domani mi risvegliassi bella e allegra per non essere in un altro emisfero ultraterreno dove mi costringono ad ascoltare tutto il giorno i Negramaro e Gigi d'Alessio.
  • Cara mamma, meglio conosciuta come Incubus, dove hai messo la mia collezioni di vinili che ho conservato negli anni nei miei vari traslochi? Sai li rivorrei...
  • Vincere al super enalotto non mi dispiacerebbe, risolverebbe qualche problema ma dovrei cominciare a giocare, cosa che non faccio. Ok devio iniziare.
  • Stordimento: è una patologia inguaribile per alcune cose: vedi perdita di chiavi e cellulare, possiamo fare qualcosa?
  • Non avere il dono della sintesi: vedi sopra come stordimento
  • Riuscire a dire tante cose a persone per me importanti: non lo so perché non l'ho ancora fatto, magari rimedierò
  • Vedere una serie infinita di concerti in giro per il mondo: andare alla voce vincita al super enalotto
  • Insegnare a guidare ad una serie di rimbambiti che quotidianamente incontro in autostrada
  • Far capire a mio padre che a quasi 70 anni andare in motorino sentendosi Valentino Rossi non è cosa da continuare a fare
  • Far vivere altri 200 anni la mia adorata nonnina 
  • Avere il tempo di fare tutto quelle cose che non riesco mai a fare e che rimando a data da destinarsi continuamente
  • Magari mi faccio ricrescere i capelli? (mah questa non so..vediamo..)
  • Avere più spazio in casa per libri, vecchi cd, vecchie foto, quadri e mille altre cazzate (devo finire anche di arredarla, la casa tra l'altro...)
  • Scrivere un libro (tremate!) anche se in realtà forse ho materiale per cinque e un paio li ho già iniziati
  • Aprire un blog con la mia amica Sole Abate
E poi in realtà ci sarebbe altre cose ben più serie ed importanti sia per me, sia per il mondo intero ma forse ogni tanto farsi una risata fa bene all'anima.
Su dai.Non prendetevi sempre troppo sul serio.
E se poi domani siamo tutti vivi, vi scriverò quali di queste cose avrò concluso.
Probabilmente manco una perché devo andare a comprare i regali di Natale!



domenica 9 dicembre 2012

Io, il vicino e la sua musica

A meno che non si viva in un posto isolato in mezzo ad un campo, ognuno di noi ha dei vicini di casa e ognuno di noi si lamenta per qualcosa.
La signora del piano di sopra che cammina con i tacchi alle 7 di domenica mattina, quella che stende le lenzuola gocciolanti sul tuo vestito di Capodanno, quello che combatte per lo zerbino coordinato per il condominio, quello che ha un rapporto tutto suo con la musica. 
Ecco, io rientro in quest'ultima categoria.
Quando ero piccola e vivevo con i miei nonni l'amica di mia nonna era una fan di Albano e Romina e faceva ascoltare a me e ai suoi nipoti che erano i miei amichetti, le canzoni di questi due. A noi poveri bambini "innocenti" facevano l'effetto di una merendina andata a male o di un divieto a giocare a pallone in casa e una volta le abbiamo spento la televisione mentre cantavano a Sanremo perché non li sopportavamo più. Non ricordo la punizione ma credo fosse stata abbastanza severa. 
Poi la vita va avanti, si cresce e si va a vivere da soli ed è qui che arriva il bello.
Nella prima casa in cui ho abitato il mio vicino di casa quando era single era una persona che non mi ha mai dato preoccupazioni in tal senso, salvo poi accasarsi e avere una moglie che ascoltava solo Tiziano Ferro, Gigi d'Alessio, talvolta i Negramaro ed Elisa. Salvo solo quest'ultima, se non fosse che lei cercava di imitarla pensando di cantare come lei. Meno male che ho il sonno pesante e che all'epoca non c'era X-Factor, altrimenti lei si sarebbe presentata alle selezioni cantando Luce stile Cristina D'Avena.
Giro la ruota e cambio casa e qui incontro quello che sognava di fare il musicista e di suonare la tromba.
Ecco io dico perché? Perché se a trent'anni circa non lo hai mai fatto è forse perché non è la tua strada? Ok, siamo positivi e pensiamo che hai un talento nascosto e che non sei mai stato capito. Però non è così. Dai su, fattene una ragione e non farmi venire mal di testa. All'inizio una tragedia: mono-tono e mono-nota per ore. Poi qualche piccolo progresso ed è lì che sceglie il repertorio: colonne sonore di film famosi o almeno era quello che cercava di fare. Ma l'unica leggermente decente che in grado di suonare (si, il campanello) era la colonna sonora de Il Laureato. Ad oggi che io sappia, non è in tour con nessuno, forse ha cambiato strumento e ha scelto la batteria.
Rigiro la ruota e ricambio casa. 
Quest'estate con tanto di testimonianze di amiche, il vicino di fronte cantava con una bottiglietta d'acqua che era il suo microfono direttamente sul balcone, in modo da farsi sentire da tutta la via: fenomeno di simpatia ed allegria e in questo caso attendo di nuovo di risentirlo perché era talmente convinto che dava una nota di positività alla giornata.
Parentesi: anch'io l'altro giorno in ufficio da sola cantavo i just can't get enough dei Depeche Mode con molta convinzione ma sono stonata da arresto. Ho smesso. 
Però il pezzo forte sono i miei nuovi vicini.
Una ascolta sempre il sabato mattina e la domenica mattina intorno alle 9 un cd di musica latino americana con le stesse due canzoni in loop e credo che la cosa piaccia molto alla figlia di due anni che è molto carina e simpatica, ma che crescendo farà ascoltare alla madre solo metal hardcore per vendicarsi. E stamattina non ce l'ho fatta più. Le ho messo della musica ad alto volume che diciamo non è proprio lo stesso genere: sono stati 10 minuti da incubo. Forse quasi pogavo. 
Il finale però arriva con quello che abita sopra di me che ha iniziato la sua domenica mattina così:




Ora manca solo più quello che ascolta i Club Dogo tutto il giorno e vado a vivere in Lapponia.




















lunedì 3 dicembre 2012

Una mania al giorno....

Se ti trovi a passare dei sabato sera surreali è bene rendersi che si frequentano persone surreali.
Ognuno di noi ha qualche piccola mania, gesto maniacale ripetuto, anche in loop. A volte unito a delle scaramanzie che nemmeno la smorfia napoletana conosce o ha catalogato con qualche numero da giocare, per vincere una scimmietta di peluche o un buono sconto che non userai mai.
E quindi anch'io mi sono fermata a pensare.
Vero, hai qualche mania?
Dunque..
Quando parcheggio torno indietro a vedere se ho chiuso la macchina, caso mai mi rubassero i fazzoletti di carta. Il problema che a volte lo faccio anche se la macchina non è proprio vicina o dopo 20 minuti che sono rientrata a casa, ho posato borsa, trolley, pc, oggetti non identificati, magari stando anche al telefono.
Oppure in ufficio ogni tanto mi prende l'embolo dell'ordine e decido di organizzare fogli, appunti, post-it, scatole, telefono etcc..in un ordine tutto mio che varia però in base al mio umore, pensiero e decisione.
Controllo ogni tre per due se ho le chiavi di casa perché se rimango chiusa fuori mi tocca dormire alla fermata del tram e la cosa non è delle più agevoli.
Però ho conosciuto persone che stanno peggio.
Molto peggio.
Una soprattutto che leggendo questo post non potrà che non riconoscersi, dato che è diventata l'argomento di conversazione più gettonato di Torino dopo le luci d'artista si o no o se è più buono il gelato di Fiorio o di Grom.
Ecco, lei è un genio. 
Del male però.
Colazione? Ha una tazza per il lunedì, il mercoledì e il venerdì e una che usa durante il weekend. Eh si, nei giorni di festa si usa il "servizio buono" come mia nonna che di anni ne ha 92. 
I biscotti per la colazione? Seguono un ordine preciso di posizionamento e consumo sul tavolo prima di essere mangiati: casomai l'ordine invertito procurasse disastri tremendi all'umanità e lei si sentirebbe chiamata in causa.
E non parliamo dell'abbigliamento per prendere l'aereo. 
Addosso una certa t-shirt e un certo golf e se non li mette, sono nel bagaglio a mano: "così comunque viaggiano sempre con me". Salvo poi, obbligare la povera sorella a look non desiderati non potendo scegliere in nessun modo cosa mettere. 
Altre manie? 
Per ora non sono state esplicitate ma ci tengo a sottolineare che la suddetta protagonista è una persona di sani principi, rispettosa verso gli altri, gentile ed educata.
E nella vita è una stimata professoressa.
Di matematica.
E io di mate al liceo avevo sempre un 5 secco.




domenica 25 novembre 2012

Il MIO Salvare i Murazzi


Torino e i Murazzi: un matrimonio di quelli da prima pagina che nessuno avrebbe mai voluto veder finire mentre ad oggi pare che sia in corso una pratica di divorzio, non voluta dalle parti ma desiderata da terzi.
Non ho voglia di spiegare cosa stia succedendo alla mia città perché le informazioni esistono e basta leggere con attenzione, senza mettersi da una parte o dall'altra ma cercando di capire che si tratta di un problema di una città intera e non solo di quattro persone che hanno voglia di movida. 

Visti i fatti, in meno di una settimana una pagina di Facebook a sostegno della non chiusura dei Murazzi, ha raggiunto più di 11.000 mi piace con commenti di ogni genere, alcuni dei quali non voglio nemmeno pensare di averli letti perché l'ignoranza mi rende nervosa, mi prudono le mani e potrei fare delle cose insensate tipo farmi crescere i capelli e tingerli biondo platino.
Quindi 11.000 cerebrolesi ragazzini brufolosi che si vestono come i Club Dogo e che "minkia raga andiamo ai Muri stase?".
Non credo.
Anzi vi assicuro che non è così.

E per evitare tutto ciò sabato 24 è stata organizzata una manifestazione per decretare la morte dei Murazzi e la loro rinascita nel modo più corretto per tutti: gestori, avventori, turisti, passanti e la qualsivoglia, per fare in modo che Torino non perda una sua parte importante, anzi fondamentale.
Alla manifestazione non ho partecipato causa lavoro e pensare di tornare a casa e non poter fare quella discesa, prendere da bere, entrare in un locale, incontrare amici, sorrisi, conoscere persone nuove, parlare, fumare una sigaretta all'alba felici o incazzati è come essere stati lasciati dalla sera alla mattina dalla persona che ami. Va bene, forse il paragone è esagerato ma per chi in questa città ci vive da anni e di anni non ne ha 15 sa cos'era Torino quando in Piazza Vittorio c'erano le giostre....
Ho passato ai Murazzi serate stupende e serate di merda, le ho passate con persone care e con persone meno care, mi sono divertita, ho riso, scherzato forse talvolta anche pianto. 
Sono andata a feste indimenticabili, ho sentito della musica che mai pensavo potesse arrivare a Torino, ho perso sciarpe e guanti chissà dove, ho bevuto dei chupito di merda.
Ho fumato tante sigarette e bevuto in compagnia di persone che fanno parte ancora oggi della mia vita e di altre che non ne fanno più parte.
Li ho fatti amare da amici e amiche che non sono di Torino e che fino a qualche anno fa pensavano che a Torino ci fossero solo la Fiat, la nebbia e la Mole e che hanno scoperto angoli, spazi, luogh che ogni giorno riservano sorprese. 
E poi c'è la musica. Quella dei locali che mi piacciono, quella dei locali che non mi piacciono ma che rendono felici altre persone e che quindi saranno contente della loro serata.
La musica di gruppi torinesi che sono passati da un concerto con 50 persone, un furgone scassato e quattro amici al bar a girare l'Italia (e non solo in alcuni casi) portando un pò di questa città ovunque (e sono molti di più di quelli che pensiate). La cui musica in qualche modo è stata influenzata da serate passate a discutere di quelle parole e di quelle note  che non dovevano rimanere solo loro ma che dovevano diventare qualcosa di tutti.
Ed è vero ci sono anche i Murazzi dei pusher, della gente che ti può dare fastidio, del porcaro con il panino al topo morto e dell'abusivo che vende la birra nelle bottiglie di vetro. Si è vero ci sono anche i pericoli ma i pericoli non sono ovunque? E allora sediamoci ad un tavolo e cerchiamo di capire come possiamo fare, tutti insieme per eliminare i pericoli, regolarizzare la situazione e ridare a Torino qualcosa di suo.
Non voglio vedere i Murazzi che ho visto ieri sera.
Locali chiusi con cartelli di sequestro (anche se qualcuno era aperto..), poca gente e soprattutto un lento fluire di poche persone con visi increduli e in alcuni casi incazzati, il totale silenzio e un lento appropriarsi di una terra di nessuno verso Giancarlo, nebbia e freddo forse più nell'anima che altrove.
Questo lento appropriarsi alla Voldemort di Harry Potter, cari residenti del comitato di stacippa lo state sottovalutando. 
State sottovalutando il problema, la situazione e le persone che invece stanno cercando di risolverlo.
Tornare indietro per vivere in una città dormitorio, silente e silenziosa, senza qualcosa che negli anni l'ha resa viva, vivace e anche famosa è un grandissimo errore. 
E non lo dico solo da frequentatore dei Murazzi ma lo dico da Torinese e questo vale ancora di più.

People have the power 
The power to dream, to rule
to wrestle the world from fools

Patti Smith



martedì 13 novembre 2012

Siga (elettronica) time

Fumare è un vizio e come molti altri vizi fa male.
Io fumo, non tantissimo, ma fumo.
Fumo poco durante il giorno, fumo molto di più quando esco o decido  di avere dieci minuti solo per me per fissare come un ebete il fumo della sigaretta.
Fumo quando scrivo (come adesso) fumo per rilassarmi in silenzio.
Non ho letto il libro di Allen Carr (è facile smettere di fumare se sai come farlo) e credo che se  decidi di smettere, lo devi fare e basta.
Però penso che il business delle sigarette elettroniche sia una grande colpo di genio e una grande cagata allo stesso tempo.
Genio chi ha fatto proliferare negozi che le vendono: ne trovi ovunque e tra un pò saranno più numerosi di kebbari e ristoranti giapponesi. Però chi ne fa uso è per me un essere quasi mitologico, da studiare, da analizzare e presto verrà inserito in tutti i libri di psicologia o intervistato a Studio Aperto.
E non puoi non notarli. 
Anzi, forse lo fanno apposta per essere fissati da tutti quelli che come me (sfigati) fumano sigarette normali. Deduco quindi che come al solito sono fuori moda, non ho l'ultimo modello dell'accessorio del secolo, tipo Iphone, o sneakers limited edition, firmate da uno stilista turco che fino a ieri faceva l'impiegato e adesso invece è il cisti designer più cool del pianeta.
Scusate utilizzatori di sigarette elettroniche ma il tutto a me fa un gran ridere e lo dico con ironia, non per criticarne l'uso o altro. Però vedere persone avvolte in una nuvola di fumo come in una bisca clandestina o intente a fare dei mix di liquidi colorati e profumarti alla fermata dell'autobus mi sembra una scena di un film dell'orrore. Per non parlare poi, di porta sigarette da mettere al collo o kit d'uso per fare una sigaretta al sapore di vaniglia o di gnocchi al Castelmagno. Il mio parrucchiere che credo sia uno dei fumatori più accaniti che io conosca, quando aveva deciso di fumare di meno e ha optato per la siga elettronica, descriveva le sue misture di odori, sapori e quanto altro come se fosse un alchimista del Medioevo intento a creare pozioni degne della magia nera. E sinceramente mi sembrava riposseduto
Non discuto né dei costi, né del fatto che non faccia male rispetto ad una sigaretta normale (ma ne siete così sicuri?) ma vedere delle persone ossessivo compulsive che ne parlano come se avessero trovato la soluzione a tutti i problemi della loro vita, mi lascia un pò perplessa.

Fumare non è sano. Ok. 
Ma se devo anche diventare il piccolo chimico per cinque minuti di pausa dal mio cervello vado a coltivare pesche sciroppate in Libia.

martedì 6 novembre 2012

Caro Sindaco di Torino ti scrivo...

Caro sindaco Fassino,

Le scrivo questa lettera per farle conoscere la mia opinione sull'attuale situazione della movida della nostra città, opinione per altro condivisa in questo  momento da molte persone che conosco.
Le faccio subito presente due cose: 1) abito a 10 minuti a piedi dai Murazzi, 2) sono un assiduo frequentatore degli stessi.
Per quanto riguarda il punto 1, le vorrei dire che non uso tappi per dormire, non ho costruito barricate alle finestre, la mia vicina ha una bambina di 2 anni, la signora che abita sopra di me ha circa 80 anni, i vicini di fronte abitano in questa casa da circa 30 anni e sono tutte persone sane di mente che non riportano segni di scompenso dovuti al fatto di abitare in una zona "animata" della città. 
Anzi, sa qual è il mio problema? Purtroppo abito al primo piano e il 15 che passa sotto la mia finestra un pò mi disturba: potrebbe fare qualcosa per deviarlo? Che so in provincia di Cuneo?
E si è vero, spesso parcheggio lontano, soprattutto durante il weekend perché chi esce, va a cena, a bere una birra o un caffè in piazza Vittorio, ai Murazzi, alla Gran Madre etc.. (e quindi spende dei soldi) me lo trovo sotto casa e io sono costretta a numerosi giri. Sa, io sono stanca, lavoro a 80 km da casa e vorrei mettere la macchina davanti al portone, come possiamo fare? 
Anzi, se potesse anche dire al ristorante davanti a casa di togliere il dehor, non far sedere la gente fuori per cenare e chiudere alle 21 sarebbe meglio, guadagneremmo più spazio diminuendo del 90% il fatturato della sua settimana, ma noi residenti saremmo molto più tranquilli.
Per il punto 2 invece vorrei che si impegnasse maggiormente a risolvere problemi di rumore, di gente che per strada parla e ride, magari fuma una sigaretta e soprattutto beve e consuma quello che viene venduto nei locali dei Murazzi e dintorni, facendo si che la gente lavori, l'economia della città funzioni e soprattutto renda Torino una città diversa da quella che era alcuni anni fa. 
Ma lo sa, vero che era una città diversa, no?
Sa, io sono andata a scuola in Piazza Vittorio, mia nonna abitava lì vicino (e io ho passato parte della mia infanzia con lei) e avendo io non 18 anni ma il doppio più uno, le dico che c'erano pusher ad ogni angolo, ladri di motorini, venditori di macchine rubate e uno dei pochi bar decenti e frequentabili era quello sotto la mia scuola. Bar che attualmente è un noto locale di Piazza Vittorio. Perché lei lo sa che alle 7 di sera all'epoca c'era la morte nera in giro vero? E si è vero ha ragione, c'era un gran silenzio. Si certo, nessuno usciva di casa se non qualcuno con il cane o qualche matto (e le assicuro più di uno) che come me che andava ai Murazzi nei locali fracassoni che qualcuno adesso vorrebbe vedere morti e chiusi e che soprattutto da un certo orario in poi NON dovranno più vendere alcolici. 
Mi potrebbe spiegare il motivo di tutto questo? Quindi dalle 20 alle 3 tutti possiamo andare in coma etilico e mi possono vendere da bere e dopo tutti con la tisana depurativa per eliminare l'alcol in eccesso?. 
O forse non le piace la musica dei locali? 
O le danno fastidio le persone che vanno in giro? 
Ama di più gli zombie, la nebbia, gli scippatori sotto i portici di via Po che potranno agire indisturbati? Oppure preferisce un'orda di ambulanti abusivi che venderanno di sgamo birrette a tutti dalle ore 3 in poi bivaccando sui gradini di ogni dove (e probabilmente anche di casa mia)?
Sicuramente problemi ce ne sono e ce ne saranno sempre in ogni città ma la storia dovrebbe insegnare che con repressioni stupide, regolamenti inutili, leggi ignoranti (perché ignorano lo stato delle cose) ci sarà sempre il modo di "aggirarle" e forse di creare danni che nemmeno ci immaginiamo.
E poi i Murazzi sono una parte fondamentale della vita e del volto di Torino, sono la nostra città, parte integrante di quello che siamo e cercare di distruggerli non le porterà certo un gran bene: né alla città, né a lei.

Vorrei quindi dirle che io non cambierò casa, continuerò ad andare ai Murazzi e se non troviamo subito una soluzione intelligente a tutto quello che è stato detto e fatto fino ad adesso, domani sera si troverà un "gruppetto" di persone sotto a casa che vorranno offrirle da bere. Ovviamente dopo le 3.

Con affetto, una cittadina torinese.