martedì 31 gennaio 2012

Ma il rock può davvero cambiare il mondo?

Domanda forse banale ma almeno una volta nella vita ce lo siamo chiesto tutti: musicisti (e non è il mio caso) e ascoltatori di musicisti (si questo è il mio caso). 
Anche Jack Black in School of Rock. 
http://it.wikipedia.org/wiki/School_of_Rock

Avevo scritto un post sugli anni Ottanta pensando a sposerò Simon Le Bon e a DJ Television e il destino ( forse più Facebook che il destino ma per una volta mi piace pensarla diversamente) ha voluto che scoprissi e leggessi l'Erba Cattiva di Ago Panini regista, musicista e ora scrittore. 
Fnac, libro, bancomat, borsa, casa.
Ultima di copertina: un ragazzino di quattordici anni, cresciuto a suon di Wagner e lezioni di flauto traverso, scopre all'improvviso il fascino del rock".
Beh non sarà mica il primo ad innamorarsi di rockstar capellone, chitarre rumorose, sale prova abbandonate, folle urlanti, furgoni scassati. E' il fascino del rock sia per chi lo segue, sia per chi lo fa e da che mondo e mondo ognuno di noi può aver sognato di voler essere Madonna o Angus Young.
Si però non tutti siamo in grado di descrivere in maniera così reale, vivace, importante, acida e dolorante come la musica possa cambiarti la vita. Anzi sconvolgertela. 
Il protagonista del libro, ambientato nella Milano degli Anni Ottanta, cresce con una passione forte e totalizzante che lo porterà a fare scelte giuste e sbagliate ma che per lui hanno sempre un senso: la passione per la musica. Una passione che ogni tanto lo porterà a riflettere su quello che sta facendo, sul fatto che sia o meno la sua strada, perché poi forse bisogna fare altro nella vita e non ostinarsi verso qualcosa di cui non ti credi all'altezza.
Prima però di arrivare a questo, l'erba cattiva descrive le cantine puzzolenti per suonare e risuonare, i locali peggiori dove cantare, i personaggi più assurdi attorno ai quali si sviluppa tutta la storia che certe volte non sono poi così distanti da musicisti ormai famosi oppure da amici sognatori che tutti i sabati si riuniscono a casa dell'uno o dell'altro con strumenti più o meno scassati ma con sorrisi per nulla scassati.
E per certe cose so di essere di parte. Penso che non esista una vita senza musica o senza passione in qualunque cosa tu desideri fare e l'autore stesso lo descrive perfettamente, lo si capisce riga dopo riga, pagina dopo pagina, dove tutto scorre via veloce come una canzone di 3 minuti che non vorresti finisse mai o un film che sai che a breve ti farà vedere i titoli di coda perché le canzoni quando sono belle sono di tutti.
Il rock può quindi cambiare il mondo? Non lo so, però sicuramente lo rende migliore, più simpatico e forse più affrontabile, soprattutto quando la giornata inizia alle 7 con la sveglia per andare a lavorare. Ma se la sveglia è una delle tue canzoni preferite allora forse riesci ad essere più positivo e più rockoriented senza nessun istinto omicida verso il tuo collega.
E allora seguite il mio consiglio:
1) bevete un buon caffè in compagnia di una persona cara
2) andate in libreria
3) comprate l'erba cattiva
4) leggetelo ...... e avrete salvato il tour!






Da Almost Famous. Regia di Cameron Crowe. Anno 2000.

venerdì 27 gennaio 2012

Anch'io voglio scioperare.

Senza nulla togliere a chi scioperare servirà (speriamo) a migliorare la propria posizione lavorativa, personale, di vita etc...anch'io nel mio piccolo voglio scioperare e avere il diritto di scendere in piazza per combattere alcuni atteggiamenti maleducati che rendono spesso le giornate difficili più di quanto non lo siano per loro stessa natura.
Uno sciopero sociale, dove sociale è inteso come stare al mondo vivendo serenamente. Si, perché essere irrispettosi verso il prossimo è dimostrazione di ignoranza e cretinaggine acuta  ma certamente non posso uscire di casa con armi di distruzione di massa per eliminare il problema alla fonte per poi passare tutta la vita in carcere, perché non essendo né un mafioso, né un pluriomicida, la vita in carcere io la passerei veramente.
Ecco la mia classifica.
A seguire planning per organizzare la protesta.

  1. Sciopero contro chi suona il clacson inutilmente, a caso, tanto per, provocando rumori fastidiosi e prolungati causati da una sua isteria di base che però il mondo non desidera condividere.
  2. Sciopero contro chi cerca di saltare ogni tipo di coda per arrivare primo ed essere il più furbo: in posta, in banca, al supermercato, dal medico etc...
  3. Sciopero contro i colleghi di lavoro arraffoni, falsi, finti furbi che cercano sempre di non fare niente addossandoti compiti, mansioni, colpe che non ti riguardano
  4. Sciopero contro i vicini di casa che camminano con i tacchi alle 6 del mattino e che passano l'aspirapolvere cantando come Freddy Mercury alle 8 di domenica 
  5. Sciopero contro quelli che ti rubano il parcheggio superandoti a destra, inchiodando di colpo, tirando il freno a mano in curva per prenderti il posto e che scendendo dalla macchina con sorriso finto ebete ti dicono: "Oh ma stava aspettando per parcheggiare? Eh sa non l'ho vista..."
  6. Sciopero (e questo lo scrivo soprattutto per molti amici) contro i ciclisti che vanno contro mano ovunque, sfrecciano sul marciapiede come se fossero al Tour de France, non rispettano strade e segnali e si sentono in aperta campagna.
  7. Sciopero contro quelli che tengono l'autoradio a tutto volume e che al semaforo ti costringono ad ascoltare Gigi d'Alessio o simili (questa la scrivo soprattutto per me) che senti anche a finestrini chiusi.
  8. Sciopero contro tutte le commesse del mondo che ti dicono "Le sta benissimo!" e tu sembri la sorella brutta di Angelina Jolie appena sveglia con il pigiama di Pippo addosso
Questo post è scritto per sorridere, per prendere in giro atteggiamenti spesso fastidiosi, per capire che possiamo essere diversi e più gentili e non sempre nervosi ed arrabbiati. Nonostante i mille problemi quotidiani, la vita in fondo non è poi così terribile e cerchiamo anche noi di renderla più vivibile.....


mercoledì 18 gennaio 2012

Ricordi anni Ottanta.

In questi giorni facendo zapping su MTV e Deejay Tv non è possibile non vedere lo spot del party che si terrà a Milano il 31 gennaio prossimo per festeggiare i trent'anni di Radio Dj: data di nascita 1982.
All'epoca io avevo 7 anni però quel mood con le spalline imbottite e i cappelloni rockettari ha fatto subito parte della mia vita: in terza media infatti, quel poveretto di mio padre mi accompagnò (con santa pazienza) a vedere gli Europe di Joey Tempest. Tutto questo mi porta a fare una riflessione diciamo "profonda": radio DJ mi collega a due ricordi anni Ottanta.
DJ Television e il film (tratto dall'omonimo romanzo scritto da Clizia Currado ) Sposerò Simon Le Bon.




Potrei scrivere un libro sui ricordi di quegli anni, di quello che hanno portato dopo, dei paninari, della musica, del linguaggio ma questo è un post di "pancia" (come direbbe la Ventura a X-Factor) che parla di due cose che hanno segnato generazioni intere.
Forse generazioni disadattate come me.


Cominciano da Dj Television. Fonte Wikipedia:


DeeJay Television è una trasmissione televisiva andata in onda dal 1983 al 1989 su Canale 5 e Italia Uno.
Prima trasmissione nella storia della televisione italiana a dedicare interamente la sua programmazione ai videoclip appena usciti, DeeJay Television si impone anche grazie alla freschezza del ritmo e alla spigliatezza dei conduttori, raccolti sotto il nome di Deejay's Gang. Fra questi si annoverano, oltre allo stesso Claudio Cecchetto, anche Sandy MartonTracy SpencerKay RushJovanottiFiorelloLinus,AlbertinoAmadeusGerry Scotti e Leonardo Pieraccioni.


Il pomeriggio dalle 14 in poi nessuno mi poteva disturbare o parlare. Video musicali senza sosta e soprattutto Sing a Song: una specie di karaoke dove potevi sentirti Tony Hadley o Simon Le Bon, cantando i testi con le parole in sovraimpressione sul video e con la spazzola della nonna come microfono (si si io ogni tanto lo facevo!). E poi Fiorello con il codino, Jovanotti con Gimme Five e lo smile ovunque, Gerry Scotti magro, Sandy Marton con la sua chioma fluente. E poi le classifiche (facevo le gare con le mie amiche per indovinare le prime tre posizioni) e i video story con le canzoni tradotte in italiano. Una tv musicale meno tecnologica rispetto a quella che abbiamo adesso, meno cool di quello che potevi trovare a Londra o negli Usa, un mix di fatto in casa e di moderno per cercare di dare qualcosa in più a chi all'epoca comprava musicassette, dischi e vhs di concerti e affollava Ricordi e le Messaggerie Musicali. E non importava se i conduttori non erano degli esperti di musica a 360° gradi o non parlassero in uno slang incomprensibile come Eminem, potevi vedere la musica. Ed era una cosa fighissima!


Sposerò Simon Le Bon è un film del 1986 diretto dal regista Carlo Cotti.
Milanoanni ottanta. Clizia (Barbara Blanc) è un'adolescente che sogna ad occhi aperti di sposare il suo idolo musicale, il cantante Simon Le Bon del gruppo Duran Duran.  Tutta la sua vita ruota attorno a questa passione che condivide con l'amica del cuore e compagna di classe Rossana Invernizzi (Giuppy Izzo) che predilige il bassista del gruppo, John TaylorAd un certo punto, Clizia viene a sapere che i Duran Duran parteciperanno al Festival di Sanremo come ospiti e non ci pensa su due volte: ruba il tesserino da giornalista di suo padre e insieme a Rossana, scappa di casa alla volta della riviera ligure, per realizzare finalmente il sogno di conoscere il suo amato anche se poi non riuscirà nell'intento.


Tralasciando l'elemento pazzia musicale legato ad un gruppo, follia maniacale, effetto groupie anni Settanta, delirio totale, il film non è un capolavoro della filmografia italiana e non ha mai avuto pretese di esserlo. Secondo me però descrive in maniera semplice e perfetta quel periodo con tutte le sue caratteristiche di look, abitudini e Milano da bere e soprattutto parla dei Duran Duran. Ok. Magari a molti non sono mai piaciuti e non piaceranno mai, ma sono e sono stati i Duran Duran (piccola nota: Mister Briatore e Miss Silicone sua moglie li hanno invitati come band al loro matrimonio). E i Duran Duran sono gli anni Ottanta come i paninari, i piumini Moncler super colorati, le Timberland, le borse Naj Oleari (a Torino il negozio che le vendeva era presa d'assalto tutti i sabati e adesso non esiste più) e gli zaini Invicta. Senza dimenticare i primi hamburger con l'inizio del fast food per nutrire orde di ragazzini. E non solo. Le battaglie tra paninari, dark, punk e tutto il resto, fenomeni sociali che hanno segnato le vite di persone ormai oggi adulte, sono testimonianze di modi di essere e di fare che cambiano grazie alla vita, al benessere, alla moda, ai consumi indotti e richiesti, alla musica che in alcuni situazioni diventa fenomeno di fanatismo come ai tempi dei Beatles.
Questo è un post di ricordi ma fatto con il sorriso sulle labbra come sempre dovrebbe essere, per riportare alla mente qualcosa di ormai lontano per alcuni o per far conoscere qualcosa di nuovo ad altri.
E poi vorrete mica dimenticarvi Madonna nell'85 o '86 nel video Like a Virgin? Io alle medie mi sono vestita come lei ad una festa di carnevale. Chiederò a mio padre. 
Si sempre il poveretto che mi ha portato a vedere gli Europe. 
Ok magari allora non glielo chiedo.


sabato 14 gennaio 2012

Superclassifica show. La vita divisa in top five.

Alta fedeltà (High Fidelity titolo originale) è un romanzo pubblicato nel 1995 dello scrittore inglese Nick Hornby sul quale Stephen Frears nel 2000 ha girato uno stupendo film (almeno per me!) con protagonista John Cusack.


Da Wikipedia:
Il protagonista Rob Gordon  è il proprietario del Championship Vinyl, un negozio di dischi nella periferia di Chicago. I suoi due dipendenti Barry e Dick più che altro "frequentano" il negozio anche se lui ha fiaccamente tentato di licenziarli. Con loro ha l'abitudine di stilare classifiche "Top Five" su qualunque argomento. I tre, eccentrici per motivi differenti, sono accomunati da una conoscenza enciclopedica della cultura musicale rock e pop.


Classifica.
Ecco.
Chi di noi non ha mai anche solo mentalmente, occasionalmente, stilato una propria classifica di cose, persone, oggetti, situazioni: le 5 vacanze più belle della mia vita, i 5 amici del cuore, le 5 storie d'amore più importanti (non vale contare quelle dell'asilo!), le 5 canzoni preferite, i 5 film da rivedere, i 5 concerti migliori, etc... In realtà si tende ad inserire in un elenco la maggior parte delle cose che facciamo durante il giorno: da cosa fare al lavoro in ordine d'importanza, cosa comprare al supermercato, quali sono le mail più urgenti da scrivere (compresa quella all'amica del cuore per raccontarle il party dell'anno al quale lei non ha partecipato perché colpita da una febbre da cavallo come non succedeva da 10 anni), guardare come prima cosa Facebook per capire se Marco ha taggato Francesca e non Laura ma in realtà si è sbagliato e voleva taggare Carla la cugina di Andrea.
Rob in Alta Fedeltà classifica qualunque cosa: dalle storie d'amore finite in ordine cronologico, ai suoi dischi e libri preferiti, fornendo ogni volta il suo punto di vista verso un ipotetico interlocutore.
E se io fossi Rob?
Non sarei così sicura delle mie scelte. La vita spesso e volentieri ti stravolge e  non riesco a pensare che una classifica dei miei 5 libri preferiti fatta nel 2000, sia la stessa nel 2012. 
E allora come in Alta Fedeltà ecco alcune mie top five.


Le 5 canzoni preferite (di getto, come se fossero tutte al numero 1 e se ci penso troppo nel 2035 siamo ancora qui):

  1. Police - Every breath you take
  2. David Bowie - Life on Mars
  3. Subsonica - Strade
  4. Foo Fighters - Best of you
  5. Velvet Underground - Sunday morning
I 5 migliori concerti (di getto come sopra):
  1. Police - Torino, 2007
  2. Europe - Torino, anno? facevo terza media
  3. Vasco Rossi - Tour 1999-2000
  4. Oasis - Milano, il loro primo concerto in Italia
  5. Subsonica - il primo in assoluto credo da qualche parte ai Murazzi
I 5 migliori film (altra impresa titanica!)
  1. Trainspotting
  2. Santa Maradona
  3. Cercasi Susan disperatamente
  4. Edward mani di forbice
  5. Frankenstein Junior
Ovviamente adesso che ho finito di scrivere e pubblicato il post ho già cambiato idea.
E voi?











mercoledì 11 gennaio 2012

Uomini che vestono le donne e viceversa.

Ieri sera guardando Sex and the City non potevo non pensare al libro citato nel post precedente e a tutta una serie di situazioni, opinioni, idee che creano incomunicabilità tra Marte e Venere e che spesso portano a discussioni eterne.
Una di queste è il look ovvero: cosa un uomo non sopporta in una donna? E cosa una donna detesta in un uomo?. Sottolineo il fatto che questa simpatica "dissertazione" social-modaiola, ha tenuto banco per un paio d'ore quest'estate in vacanza in un simpatico caffè della città di Vitoria (Paesi Baschi) tra due donne e tre uomini in vacanza (io e i miei friendZ). Questo perché lui non capisce perché lei si ostini a mettere gonne a fiori da vera hippy quando nemmeno ad Ibiza ci sono più e perché lui invece  metta sempre le stesse Nike con inserti verde fosforescenti anche al matrimonio del cugino Franco.
E la questione non è essere alla moda o meno, vestirsi da punk-rock alternativo o avere un armadio monocolore.
La questione è un'altra.
Tu donna se indossi certe cose mi cadono i capelli ( e sono stata educata!) e tu uomo invece crei in me, donna, un vuoto di circostanza che mi fa desiderare di essere a casa a stirare le tende quando mai nella mia vita l'avrei fatto.
Provo ad elencare in una sorta di lista che riassume miei commenti e di altri, pettegolezzi, rumors da bar e occhiate da ristorante alcuni degli elementi più gettonati (non è una classifica di gradimento è a random, così come viene)


Donna Vs. Uomo
Calzini bianchi 
Canottiere di ogni tipo e forma, soprattutto se bianca, a coste grosse e un pò molliccia dato l'utilizzo
Camicia con collo sproposito abbinata a cravatta di una larghezza sia come nodo, sia come taglio, più grande della faccia di chi la porta
Scarpe eleganti a punta che ti fanno assomigliare ad Aladino oppure ad Al Capone ad un matrimonio
Borsello di qualsiasi firma, modello, dimensione
Completo giacca e pantalone: no al gessato aderente con effetto lucido, no al gessato con la riga più spessa di una striscia pedonale
Pigiama con fantasia inguardabile tipo nonno Pino


Uomo Vs. Donna
Leggins di qualsiasi forma, colore, fattezza, modello
Pantaloni con il cavallo pendente tipo pigiama o Ali Babà e i 40 ladroni
Scarpe decoltè con il tacco effetto nonna, sandali alti o bassi nella gamba stile schiva Isaura
Calzettone di lana spessa usato per dormire
Pigiama tipo tuta di Pippo
Gonnellone fiorato anni 70 
Vestiti zebrati nel desiderio di farli sembrare capi alla moda, eleganti e da sera.


Ok. Domani tutti a fare shopping.

martedì 10 gennaio 2012

Lettura della sera. O della mattina.



Libro assolutamente consigliato per uomini e donne di qualsiasi età, professione, religione e colore.

"Tanto tempo fa, i marziani e le venusiane si incontrarono, si innamorarono e vissero felici insieme perché si rispettavano e accettavano le loro differenze. Poi arrivarono sulla Terra e furono colti da amnesia: si dimenticarono di provenire da pianeti diversi.”


da: gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere 

Ovviamente ho un post in via di preparazione sull'argomento.
Ovviamente ho visto due puntate di Sex and the City.

Thanks to La7D

domenica 8 gennaio 2012

Storie di vita sabauda parte seconda: Piazza Vittorio

Estratto da Wikipedia: 
Piazza Vittorio Veneto è una piazza di Torino, in pieno centro. È detta dai torinesi semplicemente piazza Vittorio e si trova al termine di Via Po, a ridosso del fiume Po e della Chiesa della Gran Madre di Dio.
È inoltre la più grande piazza d'Europa priva di monumenti.
La piazza è notoriamente luogo di ritrovo e aggregazione giovanile. Moltissimi i locali che vi si affacciano direttamente molto frequentati la sera

Appunto.
Personalmente il termine aggregazione non mi piace per niente, direi piuttosto "espressione sociale di umanità varia" durante le serate torinesi. I locali che si affacciano sui due lati della piazza che d'estate si riempie di tavoli e tavolini, sono molti e tutti con la stessa funzione: entri, prendi da bere, esci per fumare o solo guardarti intorno, rientri o cambi locale, prendi da bere, fumi di nuovo, ti guardi intorno e passi una serata intera a parlare con amici, estranei, baristi, venditori di rose e di accendini. Gli argomenti sono sempre un misto frutta: dall'amore e le sue tragedie, al fantacalcio, al gossip della tua vicina (sconosciuta) che sta bevendo a fianco a te che secondo il parere della comunità riunita ha delle scarpe orribili (lato donne) ma un bel c*** (lato uomini).
I locali però non sono tutti uguali: c'è quello easy, quello trendy, quello fighetto, quello intellettuale, quello shabby chic, quello musical chic, quello tamarro e ognuno con la propria clientela integrata con il mood del locale: come un armadio dell'IKEA perfettamente montato che in casa trova la sua precisa collocazione. Ad esempio: se trattasi di locale con architettura minimal, bariste vagamente modelle, bancone interno bianco super lucido, è facile che i lui e le lei che decidono di bere un mojito in compagnia abbiano dei tratti ben definiti. Lui: camicia bianca, capello un pò leccato, jeans super alla moda, golfino in vita, sguardo alla corona, sorriso da ospite di Verissimo. Lei: minigonna ultra mini, tacco vertiginoso, borsa possibilmente ultrafirmata, t-shirt scollata con qualche ritocco in vista, trucco perfetto che nemmeno un make-up artist alla settimana della moda a Milano riuscirebbe a fare. 
Oppure.
Locale storico per la città, un pò trendy e un pò no, dj più o meno conosciuto, arredamento moderno ma non troppo, torinese ma non troppo, qualche faccia già vista facente parte dell'area musicale e/o intellettuale della città che sorride e vaga con un cocktail in mano. Lui: felpa, jeans, t-shirt, sneakers, espressione alla mi sono appena svegliato ma in realtà non dormo da 3 giorni perché sto realizzando un progetto creativo troppo figo. Lei: gonna, stivali, finto trasandato, occhiale da vista alla moda, borsa finto mercato cinese ma talvolta realizzata a mano dall'amica super creativa (pure lei) pezzo unico pagata 200 euro.
Io non sto né con il fratello di Corona, né con miss silicone ma ho una tendenza verso lo sguardo creativo perso nel vuoto anche se poi probabilmente la persona lavora in banca o fa l'avvocato o magari crea pezzi unici di borse, lampade, sedie. In realtà poco mi interessa il suo look, il suo portafoglio, il suo background. L'importante che abbia qualcosa di interessante da dire. Perché Torino è così. Per quanto sia grigia e nebbiosa d'inverno, con l'umidità del fiume che ti attraversa sottopelle, in realtà riserva colore nelle persone e negli umori, fornendoti uno spaccato sociale dell'Italia, attraverso una birra o un vodka tonic. Ci sono i figli del grande fratello e di Briatore talvolta sul tamarro andante via veloce, i torinesi che frequentano lo stesso locale da 20 anni e sono diventati amici del barista, le eredi sabaude di Sex & The City, i futuri manager dell'industria torinese (quale???) i creativi che creano solo dopo il quinto bicchiere di Barbera.
E allora forse questo è il motivo per cui la ami e la odi. 
Ed è per questo che Torino è casa mia come dice Culicchia.
E io sono d'accordo con lui.



giovedì 5 gennaio 2012

Per chi suona il campanello

Non so suonare nessun strumento.
Giusto la batteria di pentole.
Però forse non sono poi così stonata: un'idea di note, canto, coro e solfeggio la possiedo, essendo andata a scuola dalle suore, dove si cantava tutto l'anno per la messa e per prepararsi per il coro di Natale e per il saggio di fine anno.
Anche se il look per queste occasioni è cosa da dimenticare ma non vorrei aprire una parentesi che mi farebbe scrivere un post nel post.

Detto questo non ho la voce né di Aretha Franklin, né di Amy Winehouse o di Katia Ricciarelli. Magari sono solo una simpatica, vagamente intonata sotto la doccia e anche una pazza al semaforo che canta di prima mattina utilizzando il telefono come microfono e gli occhiali da sole (anche a Novembre) come una vera punk rockstar per nascondere le follie notturne dopo aver cantato davanti ad 80.000 spettatori.
Sul perché e per come la musica è parte integrante della mia vita credo scriverò altri 90.000 post ma questo è dedicato all'arte e alla creatività di saper suonare qualcosa con bravura, sentimento, convinzione, trasformando l'intrasformabile, rendendo le note riconoscibili ma uniche.

Sentendosi i Talking Head's che suonano Psyco Killer in un'orchestra.
Con l'ukulele.



Luoghi sabaudi

In gita a Torino.
Pics by Pinkveronica

Murazzi, fiume Po, collina, passeggiata romantica: lui, lei e il cane.
Mi si sono cariati due denti...




Bevi responsabilmente. Murazzi.





Mole Antonelliana, Museo del Cinema. Dai, su, non fare il solito ignorante, fatti un giro al museo del cinema e prendi l'ascensore per vedere la città dall'alto. Soffri di vertigini? Fatti tuoi.



Piazza Vittorio, luci



mercoledì 4 gennaio 2012

Storie di vita sabauda parte prima: l'amaro San Simone

Nata a Torino dove vivo da un bel po', mi sono resa conto che il sabaudo ha delle abitudini consolidate che non ama cambiare, anzi, quando non riesce a soddisfarle è anche un po' scocciato, infastidito, con l'occhio a tratti traballante ma senza mostrarlo troppo perché non bisogna essere troppo aperti e comunicativi! Per carità! Ma di questo e altro avremo modo di parlare successivamente. In bene e in male questo blog sarà anche una finestra sulla torinesità, anzi no, sarà anche una finestra sul Po.
Una di queste abitudini è l'amaro San Simone, tipico prodotto della città sabauda dove viene prodotto.
Copio e incollo direttamente dal sito dell'azienda:


L'AMARO SAN SIMONE, oggi preparato dalla ditta omonima su formula dell' "ANTICA OFFICINA FARMACEUTICA SAN SIMONE", trae la sua denominazione da una Confraternita di Monaci esistita a Torino nel XVI secolo in contrada DoraGrossa (l'attuale Via Garibaldi). (..) Ottenuto con piante ed erbe selezionate, note per le loro proprietà toniche, esso unisce infatti all'efficacia dei suoi principi attivi un sapore delizioso, tra il dolce e l'amaro, ed un aroma delicato ed inconfondibile. Il suo grado alcolico è moderato (26°), quindi accettabile anche dagli organismi più delicati.


http://www.amarosansimone.com/Default.html


La particolarità del San Simone è essere parte integrante della città come la Mole Antonelliana o il Museo Egizio che sono a Torino ma sono conosciuti anche al di fuori delle mura di Augusta Taurinorum. Ecco, non dico di bere San Simone a Tokyo o a Sidney, però magari oltre il territorio piemontese si. 
Non so, a Udine? a Roma? Siamo sempre in Italia, no? Il paese del buon cibo e della buona tavola e allora diffondiamo le nostre tradizioni tra una regione e l'altra, scambiamo gusti e sapori.
E invece no.
Provate a chiedere in un ristorante che non sia piemontese (e molto spesso non torinese) un San Simone a fine pasto. Vi guardano come se aveste chiesto di prenotare una cena con Brad Pitt (o Angelina Jolie in base ai vostri gusti) e molto spesso o non sanno di cosa si tratti (quando la distanza in km da Torino è alta) o sei l'ennesimo torinese rompi********** che non se non beve il Suo amaro non beve niente altro. Che caratteraccio! Da questo discorso escludo regioni vicine al Piemonte come la Liguria, dove un torinese su 3 per eredità o abitudine (e andiamo a parare sempre lì) ha una seconda casa tra Borgio Verezzi e Bordighera e quindi dato l'elevato numero di richieste, lamentele, facce contorte, albergatori e ristoratori hanno chiamato amici e parenti di Torino per una spedizione con Traco 10 di 'sto benedetto (appunto) San Simone per essere sempre "sul pezzo".
Personalmente il reale motivo non lo so: scelte di mercato? stabilità aziendale consolidata? accordi interni? così e basta da sempre? Mah...
Li avevo contattati per motivi di lavoro e dopo una chiacchierata piuttosto informale e simpatica con un uomo del marketing (sua definizione) mi aveva chiaramente detto che non fanno nessun tipo di pubblicità e non l'hanno mai fatta: un'ottima territorialità del prodotto, un ottimo background di storia e tradizione, un'abitudine alla gestione del brand che si regge da solo, sito web per informazioni di servizio e contatti, gestione al meglio di logistica e magazzino e grande lavoro nella GDO questo è il loro business.
Discutibile o meno il loro senso aziendale, l'amaro è buono e a Torino lo trovi dappertutto.
Io però non sono totalmente convinta della cosa e penso che la mente del successo, sia un vecchio abate sabaudo che va in giro per lo stabilimento controllando che la ricetta segreta sia utilizzata al meglio e visto il successo che riscuote tra le mie amicizie sparse per tutta l'Italia, credo che l'intruglio sia riuscito più che bene.
Io lo bevo con il ghiaccio ma la mia variante preferite è ghiaccio e limone per rendere un po' più aspro il suo retrogusto dolciastro. E dopo il caffè è sicuramente una scelta ottimale.
Poi però se un giorno il signor San Simone decidesse di fare uno spot sul suo prodotto mi contatti: di idee ne ho quante ne vuole e per il pagamento del circo coinvolto qualche pallet di San Simone a testa e siamo tutti contenti.
Tranquilli, beviamo tutti responsabilmente e torniamo a casa in metro.





martedì 3 gennaio 2012

E se scrivessi un libro anch'io? (per ora comincio con il blog!)

Venerdì scorso ero a Milano. Precisamente alla fermata Cadorna della metropolitana della “città da bere”. Stranamente in anticipo grazie alla puntualità del treno, prendo un caffè e fumo una sigaretta. 
Mentre mi guardo intorno vedo una struttura bianca tipo tendone che vende libri per raccogliere fondi per un’associazione per bambini. Decido di entrare e dare un’occhiata. 
Faccio una piccola premessa. 
Adoro leggere e adoro i libri. Anche“fisicamente”. Carta, copertina, titolo e colori la fanno da padroni insieme alla piccola foto dell’autore con un po’ della sua biografia. 
Non ho un libro preferito credo più che altro che il mio gusto vada a periodi, momenti, stati d’animo, situazioni. 
Il micro mercatino aveva libri di tutti i tipi: dai classici del liceo al vampiro figo di Twilight. 
Però l’elemento “ci piace” vede un libro viola e verde, una foto a mezza pagina e questo titolo: tvukdb (traduzione: Ti Voglio Un Kasino Di Bene) autrice Valentina F. 
Il secondo di una trilogia di questioni adolescenziali. 
Bene. Se ne ha scritti 3 qualcuno li leggerà e soprattutto la casa editrice non penso abbia voglia di sprecare tempo e denaro in qualcosa che non “rende” (dopo la dura legge del gol la dura legge del marketing). 
Posso quindi scrivere un libro anch’io? E soprattutto sperare di scrivere qualcosa di interessante che convinca qualcuno ad usare la propria carta di credito per comprare la mia opera prima? 
Oppure devo solo trovare qualcosa di più o meno divertente da raccontare, scriverlo più o meno bene (possibilmente con virgole ed accenti al posto giusto altrimenti mi sento male..) e sperare che un simpatico editore modernamente alternativo capisca che sono il nuovo fenomeno letterario? 
Mah …. 

E di cosa potrei parlare? 
Potrei parlare dell’amicizia tra donne: una Sex & the City torinese fatta di caffè e sigarette, di birre e sigarette, di cene e sigarette, di gossip, di shopping, di ricordi, di vite vissute sullo sfondo della Mole, dell’Università, dei Murazzi, di una città che negli anni è diventata sempre più animata e colorata. 
Ci penso un attimo, potrebbe essere un libro di 300 pagine. 
Potrei parlare del rapporto tra uomini e donne dove per altro è già stato scritto di tutto e anche di più! Per poi capire che sono due mondi completamente diversi e così devono rimanere altrimenti non ci sarebbe più gusto! Anche se a volte un attimo di comprensione nei nostri confronti (scusate sono di parte!) ogni tanto ci vorrebbe o forse noi dovremmo essere più o meno o quasi o per metà o un quarto rompiballe rispetto al mondo intero circostante? 
Ok per questo argomento magari un’altra volta. 
Potrei parlare di come si possa lavorare all’interno di un’agenzia di pubblicità/comunicazione/eventi/merchandising/web marketing/viral marketing, omididdio ho i clienti più fighi del mondo ho conosciuto George Clooney sul set mentre gli lavavo la tazzina di caffè? Domani ho 7 shooting, 4 casting, 3 briefing, 17 riunioni? 
Vado un attimo in riunione e tra 5 ore quando finisco ve lo dico, ok? 
Potrei parlare del rapporto tra genitori e figli: non credo di essere assolutamente la persona più adatta, argomento difficilissimo per me e non solo per me credo. Poi rischierei di andare in televisione a dare delle assurde spiegazioni sul perché si litiga o sul perché non si fanno i compiti. Però adesso che ci penso …. io i compiti li ho sempre fatti ….Ok nemmeno questo è un buon argomento. 
Vado oltre. 
Potrei parlare del mondo che va a rotoli visto dagli occhi dell’uomo della strada che in realtà vorrebbe solo vivere un po’ più tranquillo, avere un po’ più tempo per sé stesso, per i propri affetti, per le proprie passioni, non essere sempre incazzato perché il lavoro non va bene, capire perché la gente muore per guerre assurde, perchè la ricerca non ha mai soldi per curare le malattie più terribili e perché pedofilia e violenza in generale sono tra le parole più scritte. 
No nemmeno questo argomento va bene. 
Troppo arrabbiata per parlare di certe cose. 
Potrei parlare di come non possa esistere un mondo senza musica, concerti, mp3, radio, podcast e senza qualcuno che scrive e suona qualcosa che sembra “fatto” apposta per te che in quel momento stai ascoltando? 
Pensateci un attimo … 
Tutti cantiamo sotto la doccia, con l’I-pod nelle orecchie: correndo, in treno, in metropolitana, allo stadio, in ufficio (magari non tutti …) ovunque c’è qualcosa che “suona”o qualcuno che canta, canticchia, suona, strimpella. 
E poi ci sono i concerti. 
Io il primo l’ho visto in terza media e mi sono divertita ed emozionata come quando andavo a danza alle elementari con le mie stupende scarpette rosa. 
Perché ci sono i concerti che aspetti da sempre perché forse sarà l’unica occasione nella vita di vedere quel gruppo (per me i Police riuniti a Torino) oppure perché è il centesimo che vedi ma è come se fosse il primo perché c’è sempre qualcosa di diverso che lo rende unico, speciale e non più bello di quello di prima, solo diverso. 
Diverso perché tu sei diverso. Perché quel giorno forse sei più triste o più allegro e quelle solite quattro note che ascolti da anni o da mesi sono lì a consolarti, a rallegrarti a fare quello che vuoi tu. Per un’ora o due siete tu e la musica. E quello che ti trasmette. Quando finisce sei frastornato. E così le persone vicino a te. 
Avete mai provato a guardare le facce di quelli a fianco a voi? (esclusi gli amici squinternati con cui siete andati al concerto, ovviamente!) 
Secondo me se vi specchiate nei loro occhi che essi siano felici, stanchi, tristi, allegri ma comunque emozionati, in bene o in male è facile capire che questo è l’effetto della musica. 
Io non faccio il musicista e come dico sempre so suonare solo i citofoni ma ascolto e ascolto e forse dopo tanti anni qualcosa capisco o meglio capisco quello che mi piace e perché mi piace. 
E poi qualcuno ( e lui fa il musicista ) una volta mi ha detto: 
“in fin dei conti la musica è più ascoltata dai non musicisti che sono poi quelli che alla fine un po’ decidono …” 
Non so se ha ragione o no ma questa frase mi piace. 
Non so se ho trovato l’argomento del mio libro però se mai scriverò qualcosa come tutti quelli che lo fanno (o almeno questo è quello che credo io) dovrà essere qualcosa che arriva dal cuore al cuore, che rende felice chi legge, che lo faccia ridere, piangere, incazzare e soprattutto che gli lasci qualcosa. 
Più o meno come la faccia ebete alla fine di un bel concerto. 


POST dalla mia pagine di Facebook, 06.04.2010

Nasce il blog di pinkveronica

Il primo post del blog è sul perché decidere di aprire un blog. 

Alle elementari avevo un diario con il lucchetto rosa, al liceo la Smemoranda con le foto dei cantanti, all'università (e ancora adesso) la moleskine come gli scrittori famosi ed importanti, adesso ho aperto un blog come fanno tutti e forse anche un po' in ritardo sulle tempistiche moderne e tecnologiche.
Finalmente molte persone si sentiranno sollevate nel non leggere  24 su 24 le mie mail, i miei SMS, i miei post nell'universo dei social network, i miei post-it sul frigo, i miei foglietti in macchina. Tutti potranno venire direttamente sul blog a commentare o semplicemente a curiosare cosa volevo dire questa mattina prima o dopo aver preso il caffè. E non è detto che potrete leggere sempre cose interessanti e intelligenti. Anzi.