martedì 3 gennaio 2012

E se scrivessi un libro anch'io? (per ora comincio con il blog!)

Venerdì scorso ero a Milano. Precisamente alla fermata Cadorna della metropolitana della “città da bere”. Stranamente in anticipo grazie alla puntualità del treno, prendo un caffè e fumo una sigaretta. 
Mentre mi guardo intorno vedo una struttura bianca tipo tendone che vende libri per raccogliere fondi per un’associazione per bambini. Decido di entrare e dare un’occhiata. 
Faccio una piccola premessa. 
Adoro leggere e adoro i libri. Anche“fisicamente”. Carta, copertina, titolo e colori la fanno da padroni insieme alla piccola foto dell’autore con un po’ della sua biografia. 
Non ho un libro preferito credo più che altro che il mio gusto vada a periodi, momenti, stati d’animo, situazioni. 
Il micro mercatino aveva libri di tutti i tipi: dai classici del liceo al vampiro figo di Twilight. 
Però l’elemento “ci piace” vede un libro viola e verde, una foto a mezza pagina e questo titolo: tvukdb (traduzione: Ti Voglio Un Kasino Di Bene) autrice Valentina F. 
Il secondo di una trilogia di questioni adolescenziali. 
Bene. Se ne ha scritti 3 qualcuno li leggerà e soprattutto la casa editrice non penso abbia voglia di sprecare tempo e denaro in qualcosa che non “rende” (dopo la dura legge del gol la dura legge del marketing). 
Posso quindi scrivere un libro anch’io? E soprattutto sperare di scrivere qualcosa di interessante che convinca qualcuno ad usare la propria carta di credito per comprare la mia opera prima? 
Oppure devo solo trovare qualcosa di più o meno divertente da raccontare, scriverlo più o meno bene (possibilmente con virgole ed accenti al posto giusto altrimenti mi sento male..) e sperare che un simpatico editore modernamente alternativo capisca che sono il nuovo fenomeno letterario? 
Mah …. 

E di cosa potrei parlare? 
Potrei parlare dell’amicizia tra donne: una Sex & the City torinese fatta di caffè e sigarette, di birre e sigarette, di cene e sigarette, di gossip, di shopping, di ricordi, di vite vissute sullo sfondo della Mole, dell’Università, dei Murazzi, di una città che negli anni è diventata sempre più animata e colorata. 
Ci penso un attimo, potrebbe essere un libro di 300 pagine. 
Potrei parlare del rapporto tra uomini e donne dove per altro è già stato scritto di tutto e anche di più! Per poi capire che sono due mondi completamente diversi e così devono rimanere altrimenti non ci sarebbe più gusto! Anche se a volte un attimo di comprensione nei nostri confronti (scusate sono di parte!) ogni tanto ci vorrebbe o forse noi dovremmo essere più o meno o quasi o per metà o un quarto rompiballe rispetto al mondo intero circostante? 
Ok per questo argomento magari un’altra volta. 
Potrei parlare di come si possa lavorare all’interno di un’agenzia di pubblicità/comunicazione/eventi/merchandising/web marketing/viral marketing, omididdio ho i clienti più fighi del mondo ho conosciuto George Clooney sul set mentre gli lavavo la tazzina di caffè? Domani ho 7 shooting, 4 casting, 3 briefing, 17 riunioni? 
Vado un attimo in riunione e tra 5 ore quando finisco ve lo dico, ok? 
Potrei parlare del rapporto tra genitori e figli: non credo di essere assolutamente la persona più adatta, argomento difficilissimo per me e non solo per me credo. Poi rischierei di andare in televisione a dare delle assurde spiegazioni sul perché si litiga o sul perché non si fanno i compiti. Però adesso che ci penso …. io i compiti li ho sempre fatti ….Ok nemmeno questo è un buon argomento. 
Vado oltre. 
Potrei parlare del mondo che va a rotoli visto dagli occhi dell’uomo della strada che in realtà vorrebbe solo vivere un po’ più tranquillo, avere un po’ più tempo per sé stesso, per i propri affetti, per le proprie passioni, non essere sempre incazzato perché il lavoro non va bene, capire perché la gente muore per guerre assurde, perchè la ricerca non ha mai soldi per curare le malattie più terribili e perché pedofilia e violenza in generale sono tra le parole più scritte. 
No nemmeno questo argomento va bene. 
Troppo arrabbiata per parlare di certe cose. 
Potrei parlare di come non possa esistere un mondo senza musica, concerti, mp3, radio, podcast e senza qualcuno che scrive e suona qualcosa che sembra “fatto” apposta per te che in quel momento stai ascoltando? 
Pensateci un attimo … 
Tutti cantiamo sotto la doccia, con l’I-pod nelle orecchie: correndo, in treno, in metropolitana, allo stadio, in ufficio (magari non tutti …) ovunque c’è qualcosa che “suona”o qualcuno che canta, canticchia, suona, strimpella. 
E poi ci sono i concerti. 
Io il primo l’ho visto in terza media e mi sono divertita ed emozionata come quando andavo a danza alle elementari con le mie stupende scarpette rosa. 
Perché ci sono i concerti che aspetti da sempre perché forse sarà l’unica occasione nella vita di vedere quel gruppo (per me i Police riuniti a Torino) oppure perché è il centesimo che vedi ma è come se fosse il primo perché c’è sempre qualcosa di diverso che lo rende unico, speciale e non più bello di quello di prima, solo diverso. 
Diverso perché tu sei diverso. Perché quel giorno forse sei più triste o più allegro e quelle solite quattro note che ascolti da anni o da mesi sono lì a consolarti, a rallegrarti a fare quello che vuoi tu. Per un’ora o due siete tu e la musica. E quello che ti trasmette. Quando finisce sei frastornato. E così le persone vicino a te. 
Avete mai provato a guardare le facce di quelli a fianco a voi? (esclusi gli amici squinternati con cui siete andati al concerto, ovviamente!) 
Secondo me se vi specchiate nei loro occhi che essi siano felici, stanchi, tristi, allegri ma comunque emozionati, in bene o in male è facile capire che questo è l’effetto della musica. 
Io non faccio il musicista e come dico sempre so suonare solo i citofoni ma ascolto e ascolto e forse dopo tanti anni qualcosa capisco o meglio capisco quello che mi piace e perché mi piace. 
E poi qualcuno ( e lui fa il musicista ) una volta mi ha detto: 
“in fin dei conti la musica è più ascoltata dai non musicisti che sono poi quelli che alla fine un po’ decidono …” 
Non so se ha ragione o no ma questa frase mi piace. 
Non so se ho trovato l’argomento del mio libro però se mai scriverò qualcosa come tutti quelli che lo fanno (o almeno questo è quello che credo io) dovrà essere qualcosa che arriva dal cuore al cuore, che rende felice chi legge, che lo faccia ridere, piangere, incazzare e soprattutto che gli lasci qualcosa. 
Più o meno come la faccia ebete alla fine di un bel concerto. 


POST dalla mia pagine di Facebook, 06.04.2010

2 commenti:

Girlz Onde Road ha detto...

amica... se lo ha scritto il pelato un libro, figurati se non lo puoi scrivere tu!!!! Sole :)

pinkveronica ha detto...

e anche fabio volo!